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Diabesità: cos’è e a quali rischi si va incontro, come riconoscerla e trattarla

 

La diabesità come dice stesso la parola non è altro che l’associazione di due patologie croniche il diabete e l’obesità, soprattutto viscerale. Oggi rappresenta la vera pandemia modera. L’obesità è uno dei fattori di rischio principali per il diabete, proprio per questo motivo si parla di Diabesità. Infatti, circa il 44% dei soggetti con diabete mellito di tipo 2 sono in sovrappeso/obesi. Oggi la Diabesità è in progressivo aumento nel mondo e rappresenta la vera pandemia moderna.

Qual è il primo segnale d’allarme cui prestare attenzione?

Dobbiamo fare attenzione in primis al grasso depositato sulla nostra pancia che prende il nome di obesità addominale o viscerale. In generale, il girovita non dovrebbe superare 102 cm negli uomini e 88 cm nelle donne. L’aumento della circonferenza addominale al di sopra di questi valori può indicare un rischio di ammalarsi di diabete anche in soggetti normopeso. Questo favorisce l’insulino resistenza (ossia per mantenere la glicemia nei valori di normalità, il nostro pancreas produce molta più insulina), che a sua volta contribuisce all’incremento del peso.

La persona con diabesità ha anche un quadro di sindrome metabolica ossia l’associazione all’obesità viscerale di più fattori di rischio come l’iperglicemia, l’ipertensione arteriosa, l’aumento dei trigliceridi e la riduzione del colesterolo protettivo HDL.

Il tessuto adiposo viscerale in questo caso è un tessuto ricco di cellule infiammatorie ed in più presenta cellule con dimensioni più grandi che rispondono maggiormente agli stimoli ormonali di andrenalina e noradrenalina che tendono a rilasciare acidi grassi in circolo che vengono a loro volta convogliati in grandi quantità al fegato dando luogo a quello che noi chiamiamo malattia metabolica del fegato o steatosi epatica. Gli acidi grassi raggiungono anche le arterie dove creano stress ossidativo, raggiungono il cuore dove sono pericolosi in particolare in coloro che hanno problemi a carico delle arterie coronarie (stenosi coronarie) in quanto per essere ossidati hanno bisogno di un maggiore consumo di ossigeno. Nel soggetto con diabesità l’accumulo di grasso avviene anche in tessuti che normalmente non dovrebbero contenere grasso come per esempio il fegato, il pancreas dove altera la secrezione dell’insulina, il tessuto adiposo cardiaco dove è particolarmente infiammatorio, il muscolo dove porta sempre ad insulino resistenza.

Quindi il tessuto adiposo nella diabesità tende a diffondersi in tutti gli organi e tessuti.

Il paziente con diabesità è ad alto rischio cardiovascolare. La combinazione tra queste due malattie croniche incide fortemente anche sui tassi di mortalità: un diabetico sovrappeso (ovvero con un indice di massa corporea tra 25 e 29) ha un rischio doppio di morire entro 10 anni rispetto a un diabetico di peso normale; mentre per un diabetico obeso (con IMC > 30) il rischio addirittura quadruplica.

Bastano un giro vita nel maschio superiore a 102 cm e nella donna superiore a 88 cm associati ad un incremento dei trigliceridi superiore a 150 mg/dL per conferire a questo soggetto un rischio di infarto 2-3 volte superiore rispetto al soggetto che non presenta queste alterazioni metaboliche. Da non sottovalutare anche valori di glicemia superiori a 100 mg/dl che erroneamente vengono sottovalutati in corso di una visita. Queste lievi iperglicemie rappresentano un incremento del rischio cardiovascolare del 20% rispetto ad un soggetto normale. Per cui valori glicemici superiori o uguali a 100 devono essere sempre presi in considerazione e non banalizzati. Così come importante è il quadro lipidico, in particolare bisogna osservare i tirgliceridi e il colesterolo HDL protettivo che quando alterati risentono dell’insulino resistenza. La pressione arteriosa è un altro parametro da osservare, in quanto i pazienti con insulino resistenza, presentano anche ritenzione di sodio come effetto legato all’iperinsulinismo con conseguente espansione del volume plasmatico e quindi pressorio.

Come trattare la diabesità:

Il trattamento è complesso e richiede variazioni dello stile di vita modificando l’assunzione qualitativa, quantitativa e temporale del cibo senza indurre particolari restrizioni dietetiche, incentivare l’attività fisica e dove è necessario valutare l’aggiunta farmacologica per la correzione dei fattori di rischio senza tralasciarne nessuno.