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La tiroide: organo endocrino e centralina del nostro corpo

Stanchezza, sonnolenza, eccessiva sensibilità al freddo o al caldo, costipazione, crampi muscolari, elevati livelli di colesterolo nel sangue, alterazione del ciclo mestruale, capelli assottigliati e fragili, depressione. E ancora problemi di memoria, bradicardia o tachicardia, mixedema (accumulo di liquido sottocutaneo), perdita di peso, nervosismo. Potrebbero essere tutti campanelli d’allarme di una tiroide che non funziona bene.

Questa piccola ghiandola endocrina è situata alla base del collo ed è formata da due lobi collegati da una parte chiamata istmo, con una forma che ricorda quella di una farfalla.

Come spiega l’endocrinologo Mariagiovanna Filippella “il suo compito è produrre, tramite apposite cellule chiamate tireociti, gli ormoni tiroidei, che sono di due tipi: T3 o tri-iodotironina (circa il 10% del totale) e la T4 o tetra-iodotironina o tiroxina (per il 90%).

Il sistema funziona così: l’ipotalamo che si trova nel cervello libera l’ormone di rilascio della tireotropina (TRH) che stimola l’ipofisi, altra ghiandola endocrina che si trova alla base del cranio a secernere appunto la tireotropina (TSH) che a sua volta agisce sulla tiroide e la stimola a produrre gli ormoni tiroidei. Questi ultimi vengono immagazzinati all’interno della ghiandola, nei follicoli, e successivamente rilasciati nel circolo sanguigno in base alle necessità dell’organismo. Se la tiroide non funziona correttamente, rilascia ormoni in eccesso (ipertiroidismo) o in difetto (ipotiroidismo) rispetto al fabbisogno”.

Causa della prima condizione possono essere soprattutto il morbo di Basedow e il morbo di Plummer, causa della seconda possono essere una carenza di iodio, la tiroidite di Hashimoto e altri tipi di tiroiditi nonché l’assunzione di alcuni farmaci. La tiroide, quindi, coordina organi e svolge varie attività. Un malfunzionamento di questa importantissima ghiandola endocrina crea uno squilibrio e cominciano i problemi che oggi coinvolgono circa 6 milioni d’italiani, con una prevalenza nel sesso femminile rispetto al sesso maschile. La Dott.ssa Mariagiovanna Filippella, endocrinologo, ci informa “che in alcuni casi, soprattutto nelle fasi iniziali, le patologie della tiroide non presentano sintomi evidenti per cui è più difficile accorgersene. Pertanto, man mano che l’alterazione ormonale diventa più evidente i sintomi iniziano a manifestarsi”. Vediamo quali sono i principali sintomi e segni di un malfunzionamento tiroideo: il gozzo è un ingrossamento della tiroide, che può riguardare l’intera ghiandola (gozzo diffuso) o una parte, con la presenza di uno o più noduli (gozzo uninodulare o multinodulare).

La presenza del nodulo non ci deve far allarmare troppo, perché solo in rari casi, circa il 4%, si tratta di un carcinoma. Se il gozzo si ingrandisce troppo, può determinare la compressione dell’esofago con conseguente difficoltà di deglutizione (disfagia) o della trachea con senso di soffocamento e difficoltà respiratorie (dispnea). Talvolta, il gozzo a causa delle sue dimensioni si può spingere verso il basso nella porzione superiore della cavità toracica, in tal caso si parlerà di gozzo retrosternale; fastidi oculari come eccessiva o scarsa lacrimazione, sensazione di corpo estraneo, bruciore, fotofobia. La Dott.ssa Filippella spiega che il Morbo di Basedow (una forma d’ipertiroidismo) colpisce nel 30% dei casi anche gli occhi, provocando un’infiammazione modesta o grave dei tessuti orbitari, muscolare e adiposo con incremento volumetrico e protusione dei bulbi oculari con sporgenza degli stessi (esoftalmo) e difficoltà nel muoverli con visione doppia (diplopia), con difficoltà in alcuni casi alla chiusura delle palpebre (lagoftalmo) con maggiore rischio d’infezioni; cambiamenti del peso: l’ipotiroidismo può fare incrementare il peso sia per la ritenzione idrica sia per un rallentamento del metabolismo per cui l’organismo ha più difficoltà a consumare le calorie assunte con l’alimentazione, al contrario l’ipertiroidismo accellera il metabolismo con dimagrimento; stanchezza: con astenia, sonnolenza, difficoltà a concentrarsi e disturbi della memoria; disturbi della temperatura corporea: come sensazione di caldo nell’ipertiroidismo a seguito dell’incremento di ormoni tiroidei, che determinano una vasodilatazione con conseguente maggiore afflusso di sangue e aumento della temperatura, e sensazione di freddo nell’ipotiroidismo per una riduzione degli ormoni tiroidei; irregolarità intestinali: nell’ipertiroidismo aumentano le contrazioni della muscolatura intestinale con maggiori evacuazioni di feci poco formate e in alcuni casi diarrea. Viceversa nell’ipotiroidismo si verifica una riduzione delle contrazioni con stipsi; alterazioni cardiache: in caso d’ipotiroidismo il battito cardiaco si rallenta (bradicardia) comportando nel tempo un aumento del lavoro del cuore e una riduzione della sua funzionalità, fino a danneggiare il muscolo cardiaco (cardiomiopatia) e nei casi estremi può determinarne un ingrossamento (cardiomegalia). Al contrario nell’ipertiroidismo il battito è più accelerato (tachicardia) e può comparire anche un’aritmia come la fibrillazione atriale, una condizione pericolosa che se non trattata può facilitare la comparsa d’ictus e infarto; disfunzioni sessuali: sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo si associano a problemi di erezione ma anche di eiaculazione nel maschio. Nelle donne si possono avere diminuzione del desiderio e della lubrificazione vaginale, dolore durante il rapporto e alterazioni della funzionalità ovarica. La Dott.ssa Filippella aggiunge che “l’ipertiroidismo può determinare mestruazioni ravvicinate con flusso abbondante, mentre l’ipotiroidismo può causare scarso flusso fino all’assenza di mestruazioni (amenorrea).  La riduzione degli ormoni tiroidei diminuisce la fertilità femminile; fragilità ossea: soprattutto l’ipertiroidismo se non trattato può provocare sia nelle donne che negli uomini alterazioni osee con un maggiore rischio di fratture. Assistiamo ad un incremento del riassorbimento osseo rispetto alla neoformazione, con conseguente diminuzione di tessuto osseo che diventa più poroso e quindi più debole. Se rilevate alcuni dei sintomi descritti, il consiglio è quello di rivolgervi all’endocrinologo che dopo un’accurata visita saprà suggerirvi eventuali indagini da fare per formulare la diagnosi, di poi una volta formulata la diagnosi vi indirizzerà verso adeguate terapie. L’ipotiroidismo viene generalmente trattato con ormone tiroideo, ovvero tiroxina sintetica, chiamata anche levotiroxina sodica. Disponibile in compresse, in forma liquida o in capsule molli e va assunta tutti i giorni. L’ipertiroidismo viene curato con farmaci tireostatici (metimazolo, propiltiouracile, carbimazolo), che inibiscono la produzione di ormoni tiroidei e talvolta si associano a farmaci beta bloccanti per ridurre la sintomatologia tachicardica associata (propanololo, atenololo, metoprololo). Altri tipi di trattamento possono essere la terapia con iodio radioattivo che distrugge il tessuto tiroideo iperfunzionante, e, in alcuni casi l’asportazione chirurgica della tiroide (tiroidectomia).